Albergo Leggendario

La storia di Wendy

La storia del Miramonti è una vera e propria favola per adulti e bambini.
Normalmente in un racconto fantastico vi si ritrovano tra i personaggi sia il buono che il cattivo. Quello, invece, che narra la storia vera di questo castello asburgico ampezzano è popolato solo da personaggi buoni ed un lieto fine che non finisce mai di sorprenderci.
Ebbene sì, la storia del Miramonti è una scoperta ed un’emozione senza fine…

Partiamo però dalle origini.
L’inaugurazione dell’hotel risale al 1902.
Due giovani sposi, gli originari proprietari, identificano proprio dove ha fondamenta il Miramonti il luogo ideale per farne un hotel dal prestigio internazionale.
Il posto è incantevole. Guarda a tutte le montagne che fanno da cornice a Cortina, la nota Regina delle Dolomiti.
Per questo motivo diventa naturale battezzare l’albergo con il nome di “Miramonti”.
La passione della giovane coppia, unita al sogno di farne della loro casa - l’hotel appunto - un luogo di ritrovo cosmopolita, prende vita e il Miramonti diventerà per tutto il XX secolo, perpetuando tuttora, il simbolo della mondanità e crocevia del jet-set nazionale ed internazionale. Ecco allora che al “Miramonti” verrà abbinata la dizione “Grand Hotel”, mentre “Majestic” (all’epoca il termine fu “Maestoso”) gli verrà assegnato direttamente dallo Stato Italiano come riconoscimento ufficiale alla bellezza e all’imponenza dell’albergo. 

Wendy, la fata del Miramonti
Pochi conoscono la fiaba del Miramonti fatta del vissuto di coloro che vi hanno soggiornato e lasciato il segno.
I racconti più avvincenti sono stati, per una vita, patrimonio dei proprietari dell’antico albergo e oggetto di affascinanti narrazioni.
Primo fra tutti la straordinaria storia di Wendy alla quale gli originari proprietari hanno voluto dedicare una delle tante camere del Grand Hotel.
Wendy è la fata che protegge “Casa Miramonti” e i suoi ospiti. L’atmosfera magica che Miramonti sa trasmettere a chi vi fa ingresso è merito anche di Wendy.
Lei, crocerossina americana all’epoca della Prima Grande Guerra, svolgeva servizio presso il Miramonti che ai tempi fu requisito come ospedale per civili e militari.

Wendy, la fata che protegge “Casa Miramonti”, non era altro che una ragazza poco più che maggiorenne all’epoca della Prima Grande Guerra. Occhi cerulei e grandi di chi sogna un futuro luminoso, la pelle bianca e liscia da far pensare ad una discendenza nobile.
Eh, già, Wendy di nobile aveva certamente l’animo se non le origini e questo suo docile temperamento l’aveva convinta che era tempo di lasciare l’America e seguire l’esercito della sua nazione in guerra.
Ecco dunque giungere in Italia e più precisamente a Cortina dove, proprio al Miramonti, poté mettersi al servizio dei più bisognosi.
Non vi arrivò nel periodo del maggior fasto del Grand Hotel. Vi giunse quando il Miramonti fu destinato ad accogliere e soccorrere i feriti di guerra.
Wendy, tra le giovani reclute del corpo infermieristico, si distinse subito per essere una ragazza generosa, devota ai pazienti, solare ed al tempo stesso malinconica, perché la guerra miete vittime nella carne e nel cuore.
La giovane crocerossina aveva lasciato gli affetti in patria. Si racconta dei suoi scritti quasi quotidiani alla famiglia: missive dense di aneddoti su quanto accadeva nella sua nuova Casa, il Miramonti. Non solo storie tristi, ma anche gioiose: molti pazienti guarivano e potevano tornare, ahimè, al fronte, o alle proprie famiglie.

Nella foto qui di seguito la torretta del Miramonti da cui Wendy - si narra - vigili sulla Casa...

Wendy, non immaginava minimamente che avrebbe incontrato il vero amore proprio in Italia, a Cortina proprio al Miramonti.
Tra i tanti militari che si trovò a soccorrere ce ne fu uno che le rubò il cuore. Un giovine molto bello che in battaglia fu ferito alle gambe con il rischio di amputazione.
Fu inevitabile per Lei provare partecipazione al dolore di quel ragazzo al quale il destino aveva riservato la più brutta delle sorprese.
Wendy lo curò amorevolmente. Giorno e notte. Sentiva di dover in tutti i modi tentare di salvargli gli arti e dunque la vita. Non si capacitava nel vedere un coetaneo menomato nella sua autonomia.
Si immedesimava in lui, condivideva la sua devastazione morale alimentando un forte senso di disprezzo nei confronti di una guerra che reputava assurda.
Da tenerezza il sentimento piano piano si trasformò in amore. E mentre l’amore pervadeva cuore e pensieri della dolce Wendy, il giovine, il cui nome mai si seppe, pareva mano a mano guarire.
Se queste mura potessero parlare...

Il soldato amato da Wendy mostrò all’inizio un veloce recupero. Pareva definitivamente scansato il rischio dell’amputazione. L’orizzonte di una vita insieme lontana dai pericoli e dall’incubo della guerra sembrava accendersi di fronte alla neonata coppia.
La gioia di esistere l’uno per l’altra nello sfondo magico del Miramonti, al riparo dai colpi di cannone, fece della coppia il simbolo della rinascita e della speranza.
L’amore può tutto nonostante tutto...

I momenti lieti trascorsi da Wendy ed il suo amato furono assaporati vicino al fuoco dove oggi è collocato il suggestivo caminetto disegnato dall’architetto Vietti oppure nei pressi del bellissimo laghetto situato alle spalle del Miramonti.
Il lago, detto “delle Anguane”, è considerato habitat naturale delle figure femminili mitologiche care agli ampezzani: le Anguane, creature acquatiche il cui canto ammaliava i cacciatori.
Chissà se anche Wendy ed il suo soldato furono rapiti dalla musicalità dolce dei loro versi, chissà se la magia di quei posti contribuì ad alimentare i loro sentimenti...

Wendy ed il suo soldato stavano vivendo un’idilliaca storia d’amore quando l’amato fu richiamato al fronte.
Non restò loro che pregare e sperare che quella assurda guerra potesse aver presto termine ed intanto sognare la pace di un nuovo focolare domestico.
Wendy continuò a dedicarsi ai feriti ricoverati al Miramonti, a scrivere le sue giornate su un diario (di cui si ha solo menzione nei racconti tramandati nel tempo) e molto probabilmente ad ammirare la maestosa cornice di monti che la circondavano in attesa di poter riabbracciare il suo fidanzato.
Poco tempo dopo il soldato fece ritorno, ma quasi esanime. Fu soccorso, gli furono riservate le migliori cure, soprattutto, da Wendy. Stavolta però il destino decise in maniera spietata e Wendy perse per sempre il suo adorato.
E si sa che quando l’amore arde gli animi più del fuoco con la legna, ciò che si spegne non è altro che materia trasformatasi in calore. Quello stesso calore che l’uscita di scena di Wendy ha generosamente diffuso tra le sale del Miramonti e che ancor oggi rende magica l’atmosfera di questo antico e magico castello.

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